L.A. Colbertaldo

Copyright foto: Swimbiz

Ora di pranzo a Los Angeles, “Scienzy” confessa di aver preso l’abitudine autoctona di ordinare il cibo a casa. “Sto in appartamento con due ragazzi del college – racconta Federico Colbertaldo a Swimbiz, a metà strada tra l’University of Southern California – e lo stadio dei Lakers. Sono più libero rispetto agli studenti, ma cerco di restare ‘inquadrato’. Salvo la mattina, ci alleniamo insieme agli studenti e, alle gare universitarie 'in casa', spesso andiamo a tifarli”. L’inglese procede bene, dopo il brusco impatto con slang e parole tagliate, idem gli allenamenti “Mellouli, Hardy, Morozov… gruppo eterogeneo, ma Dave Salo ha un’idea di mezzofondo che mi piace – e il multiculturalismo convive con – l’idea del ‘predominio’ americano. E’ il loro bello e brutto. Alcuni conoscono più atleti di college che ori olimpici e la stagione universitaria condiziona la preparazione. Solo le Olimpiadi contano, si è visto a Doha. Ma qui sono preparati e mi trovo bene con coach Jon Urbanchek, mito del nuoto”. Altro pezzo d’Italia è Jonathan Boffa (foto) “Ma aumenteranno gli italiani nei colleges, per studiare o per nuotare; è un fatto sociale: qui si stanno lasciando alle spalle la crisi, il sistema universitario ti tutela fino a 22-23 anni. A quel punto sai se vivere di nuoto o di altro, le possibilità non mancano. Io? Penso di smettere dopo Rio 2016; a 26 anni mi sento ‘vecchio’, i giovani vanno. Ma vorrei restare nel nuoto, magari da tecnico”. In Italia “Tagliano sullo sport; i ragazzi lasciano a 18-19 anni o ‘corrono’ per farsi notare dai gruppi militari – negli Usa - persino il college football ha contratti collettivi. Mi sono reso conto che anche la Russia, poiché le medaglie danno ancora prestigio al Paese, tutela maggiormente gli atleti” tuttavia, da qualche anno, i veterani sentono meno quel supporto(leggi qui). A proposito “Vedo tranquilla Yulija Efimova, è anche una che non ha bisogno di sfiancarsi in allenamento – e dopo la squalifica – è dispiaciuta. Da me si dice ‘il momento mona capita a tutti’ e qui gli atleti d’élite devono capire da soli a quali medici affidarsi(leggi qui). E’ importante essere equilibrati nei giudizi, o passa il messaggio sbagliato tra il pubblico generalista”.
 
moscarella@swimbiz.it
 

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