La rana al tempo della nuova Guerra Fredda

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“L’America ha ritrovato il suo nemico ideale” così la rivista d’esteri Limes, lo scorso gennaio, sintetizzava la rinnovata, accesa rivalità tra Stati Uniti e Russia. E  lo sport offre ulteriore terreno di scontro, più che porvi un freno. Quando la ranista Yulija Efimova nel 2013 si trasferì in California, raccontò un ex nazionale russo a Swimbiz.it, la sua federazione non gradì affatto la scelta. Molti russi si allenano negli States. Vladimir Morozov nel 2011 accarezzò persino l’idea di gareggiare sotto bandiera Usa. Ma Efimova non era una studentessa di college arrivata lì da ragazza. Era il simbolo vincente del nuoto russo, ma quell’atleta costruita in casa ‘osava’ ora andare dai rivali. E da parte russa, c’è chi approfittò della positività di Efimova al 7-keto DHEA e squalifica(leggi qui) per puntare il dito contro gli americani.

I Mondiali di Kazan 2015 e la vicenda Meldonium segnarono il ritorno sotto l’ala protettiva russa. Ripudiata dal tecnico Dave Salo, Efimova si considerò – dal suo punto di vista – ‘sedotta e abbandonata’ dall’America. Passò al contrattacco, accusando il laboratorio antidoping di Salt Lake City di aver cambiato un suo test al Meldonium da negativo a positivo. Dopo la pubblicazione del report McLaren(leggi qui), Yulija Efimova sembra vivere la sindrome da accerchiamento del suo Paese, vedendo il tutto come un’accusa politica. Da un’immagine di sé da sola contro tutti. Persino contro il Comitato Olimpico Russo che, paradossalmente, era al tavolo dell’accusa (avendo applicati le sanzioni chieste da Cio e Fina) quando lei presentò ricorso alla Corte di Losanna, come non mancò di sottolineare il manager. Ricorso accolto solo in parte(leggi qui), prima che il Cio desse via libera per i Giochi Olimpici ai nuotatori russi.

Con quello spirito, si presenta sul bordo vasca di Rio olimpica opponendo un sorriso beffardo ai fischi del pubblico. Come un pugile che affronta un match in casa dell’avversario. Tra poche ore, sarà finale dei 100 rana. Proprio contro due americane, a meno di un moto d’orgoglio di Ruta Meilutyte, dopo l’infortunio d’inizio stagione che ne ha condizionato l’anno. Se vincerà Efimova, lei e la Russia la vedranno come un riscatto. Se l’oro andrà a un’avversaria, il mondo lo leggerà come una vittoria dello sport pulito. Comunque vada, una gara che andrà oltre il suo significato sportivo.

moscarella@swimbiz.it

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