L’Olimpo dei tuffi

Copyright foto: Tana Cagnotto

Una nazionale olimpica rodata, ma allo stesso tempo nuova. Dove i veterani hanno l’entusiasmo dei ragazzini e i debuttanti hanno già esperienza internazionale. Soprattutto, un’Italtuffi che “Mai come oggi ha piena consapevolezza dei suoi mezzi – commenta Max Mazzucchi, ex azzurro e talent di Swimbiz.it per i tuffi – e ognuno degli azzurri arriva a Rio in un momento importante della sua carriera. Nessuno di loro vede la qualificazione olimpica come un punto d’arrivo”. Non solo chi, come Tania Cagnotto, Francesca Dallapé e Maria Marconi, vuole lasciare un segno in quella che potrebbe essere l’ultima Olimpiade. Ma anche i più giovani, Andrea Chiarabini e Giovanni Tocci “Che possono, ma soprattutto sanno di poter fare bene nel sincro”. Ma un altro aspetto accomuna i tuffatori azzurri. Per tutti loro, il percorso per la nazionale olimpica è stato accidentato, combattuto. Anche in un quadriennio ricco di medaglie e trionfi come questo.

Chi quattro anni fa non trovò i cinque cerchi e ha lottato fino all'ultimo istante per ritrovarli. Chi è riemerso da infortuni o periodi bui. La stessa Tania che dopo Londra 2012 accarezzava l’idea del ritiro e dopo, per migliorarsi, ha sfidato se' stessa e le sue certezze(leggi qui). Chi per mesi ha dovuto, persino, attendere l’ufficialità dalla burocrazia. Senza dimenticare una concorrenza fattasi anche in Italia – specie in specialità come il trampolino maschile – serrata. Tutte esperienze che fortificano e cambiano un atleta, anche il più navigato, come le fatiche degli eroi antichi. E una volta raggiunto l'Olimpo, si rendevano conto di volersi spingere ancora oltre.

moscarella@swimbiz.it

L'Italtuffi a Rio (Fin)
L'Italtuffi a Rio (Fin)
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