Park, Cielo e Kitajima. Quando la legge è uguale per tutti

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Cho Young-Ho, Presidente del Korean Olympic Committee (Yonhap)
Cho Young-Ho, Segretario Generale del Korean Olympic Committee (Yonhap)

Il suo caso ha appassionato i giuristi della Corea del Sud. Il Korean Olympic Committee, infatti, stabilisce che chi abbia scontato una squalifica per doping non possa entrare in nazionale per i tre anni successivi, in apparente contrasto con la direttiva dell’International Olympic Committee che vieta di punire due volte un atleta per un’unica colpa. Ma il Koc, scrive l’agenzia sudcoreana Yonhap “Resta adamantino” e non guarda in faccia a nessuno. Nemmeno a quel Tae-hwan Park  totem vivente in patria, primo nuotatore coreano vincitore di un oro olimpico Ha gareggiato e vinto ai trials olimpici sudcoreani per dimostrare di essere ancora competitivo a livello mondiale, dopo la squalifica di 18 mesi per positività a un anabolizzante, le lacrime in conferenza stampa, il ritorno. Una forte pressione mediatica sul Comitato Olimpico Sudcoreano, ma “Le regole sono regole, i record record”  risponde con fermezza Cho Young-ho, Segretario Generale del Koc.

L'inchino di Kosuke Kitajima (Getty Images)
L'inchino di Kosuke Kitajima (Getty Images)

Nel caso del Giappone, integerrimo è stato lo stesso nuotatore coinvolto. Kosuke Kitajima, il sensei della rana, due volte a doppietta olimpica 100-200 ad Atene 2004 e Pechino 2008. Altro idolo in patria, altro testimonial di grandi sponsor (vedi foto a sx), a 33 anni ha nuotato ai Trials nazionali i 100 rana in 59”62, 6° performance mondiale dell’anno. A un passo dal tempo limite stabilito dalla federnuoto nipponica, ma comunque oltre. Uscito dalla vasca si è inchinato, com’è civile usanza in Giappone. Non ha protestato o fatto ricorso, sui social network si è scusato con i fans. La Federazione gli ha, anzi, chiesto di tenere un discorso ai Japan Open del 20-22 maggio prossimi, per ispirare la squadra – giovane, perché proiettata verso le Olimpiadi di Tokyo 2020 – che andrà ai Giochi di Rio.

Le lacrime di Cesar Cielo (SporTv)
Le lacrime di Cesar Cielo (SporTv)

Al Trofeu Maria Lenk, ultima prova di selezione per la nazionale olimpica di nuoto del Brasile, Cesar Cielo si giocava l’ultima possibilità di nuotare per il suo Paese a Rio 2016. Sesto in batteria dei 100 stile, ha rinunciato alla finale. Terzo nei 50 m stile libero. Cielo ha avuto, né più né meno, l’impatto sul nuoto brasiliano che hanno avuto un Rosolino o una Pellegrini da noi. Ha dato una nuova dimensione, in patria, a questo sport. In un certo senso, ha fatto conoscere il nuoto ai brasiliani. Tutto il Paese - tv e sponsor inclusi – spingeva per vederlo alle Olimpiadi in casa. Ma la Confederação Brasileira de Desportos Aquáticos ha scelto di trattarlo come tutti gli altri: Cielo non ha rispetto i criteri di selezione, è fuori dalla nazionale. Hanno guardato il tempo e il piazzamento, non il nome. E lui, in diretta tv, ha semplicemente chiesto scusa(leggi qui) ai genitori e alla nazione.

moscarella@swimbiz.it

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