Ritorno a Londra, ma come sta davvero il nuoto britannico?

Copyright foto: Swimbiz.it

Dopo le Olimpiadi del 2012 Londra è pronta ad ospitare gli europei di nuoto, disciplina in cui la nazionale britannica si è dimostrata, negli ultimi anni, tra le più forti del mondo. Nell’ultima edizione, la Gran Bretagna si è portata a casa la bellezza di 24 medaglie (9 ori) dal nuoto, prima nel medagliere. Ai mondiali di Kazan, con 5 ori e 9 medaglie dal nuoto, si è classificata quarta. Ma oltre alle medaglie e ai grandi eventi, com’è la situazione del nuoto nel Regno Unito? Da un punto di vista politico-organizzativo, ogni Paese della Gran Bretagna ha la sua federazione, L’ASA (Amateur Swimming Association) per l’Inghilterra, SASA per la Scozia e la WASA per il Galles. Che confluiscono nella “British Swimming”, un organo federativo superiore, con un’unica nazionale ai grandi eventi che “pesca” dai vari bacini atleti e possibilità di medaglia. Da un punto di vista finanziario-economico, la BS ha stipulato nel 2009 contratti di sponsorizzazione con la British Gas da 15 milioni di sterline (circa 21 milioni di euro), dalla Kellogg’s altri 3 milioni (circa 5 milioni) e dalla Speedo un altro milione (circa 2 milioni); contratti che scadranno a fine 2015. In anni recenti, su Swimbiz.it avevamo accennato al problema della scarsa pratica natatoria tra i più giovani e alla chiusura di alcuni centri federali. Ma potrebbe essere solo il preludio a un possibile rilancio del nuoto anglosassone. Infatti, secondo il piano strategico della federazione UK per il periodo 2013-2017, se alcune strutture sono state chiuse definitivamente poiché in quel territorio la BS per tagli alla spesa o scarso interesse da parte della popolazione locale, per altre è una situazione temporanea. In vista di lavori di ristrutturazione o potenziamento, come a Swansea, per attirare più praticanti. O migliorare le condizioni di allenamento dei team nazionali, come a Oxford. L’obiettivo è accrescere il livello del nuoto, non solo per ragioni sportive. Tutto questo, infatti, prevede un costo e la federazione UK, che si affida quasi completamente a fondi privati, prevede di guadagnare attraverso la  leva del marketing come minimo 30 milioni annui di sterline dalle sponsorizzazioni.
 
facchini@swimbiz.it
 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram