Thorpe e tutti gli altri. Lasciati soli

Copyright foto: getty images

Giovane, atletico, ricco, famoso. Un sogno, ma anche uno stile di vita difficile da dimenticare dopo il ritiro. Per spiegarsi meglio, lo spicologo Fin Diego Polani usa due metafore “I reduci del Vietnam, incapaci di reintegrarsi nella società. O il drogato che inizia a tredici anni, continua per venti e poi, ripulitosi in clinica, ha ancora la mentalità del tredicenne – una fuga nel passato, incapaci di vedere un futuro – vista dall’esterno, penso che la depressione di Ian Thorpe derivi da questo”. E’ stato lasciato solo, quando avrebbero dovuto essere seguito da professionisti “Per insegnargli che esiste un mondo oltre il nuoto, la gioventù e la bellezza – ma non è solo un problema - suo, o di Leisel Jones o dell’Australia, perché esistono centinaia di casi, meno ‘mediatici’, in ogni sport e Paese. Anche da noi“. Certo, Thorpe è un caso fuori dal comune “Supermedagliato e abituato ai riflettori, il rapporto con la sua presunta omosessualità reso difficile dai commenti dei connazionali – e poi – già nei suoi anni migliori, aveva la tendenza a bere per superare lo stress”. Ma l’appello è sempre lo stesso “Questi atleti fanno tanto per la loro Federazione e il loro Paese. E’ giusto, perciò, che siano aiutati e seguiti durante e dopo il periodo agonistico”.
moscarella@swimbiz.it

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram