Ricapitoliamo e riavvolgiamo il nastro. Per duecento metri, distanza al via con la Pellegrini dai e con i fari puntati. E in effetti le batterie che ci rimbalzano in semi finale danno le prime indicazioni. La prima è la evidente imperiosità cronometrica dell’americana Ledecky, ma non scopriamo certo l’acqua calda sul personaggio e le sue smisurate capacità e ambizioni: con 1’55”01 sigilla il primo tempo dei tre , meglio verrebbe da dire i primi duecento della serie da tre che decreteranno l’olimpica della specialità. Dietro sarà bagarre, prevediamo da subito nella notte che ci apprestiamo a vivere al fianco della nostra numero uno. Che controlla la sua personale batteria, la vince con la mano a toccare in 1’56”37, e subito s’illumina il sorriso collegato al sornione stato Divino “sono soddisfatta, ci sono”. Senza scoprirsi troppo, andando nella nota progressione di Fede. Cosi la svedese Sjostrom se la guarda con calma a 1’56”11, e adesso si rimescola tutto nel frullatore che porterà alle semifinali. E’ ancora lunga, il ciack si gira di Fede è appena partito…