Fraser vs. Australia

Il “caso Stilnox” continua a far notizia in terra australiana. Dopo che gli atleti della 4x100 stile libero a Londra 2012 (James Magnussen, Eamon Sullivan, Tommaso D’Orsogna, Cameron McEvoy e Matthew Targett) avevano ammesso l’uso di questo farmaco, seppur vietato dal Comitato Olimpico australiano, si è scatenata una serie di interventi, di polemiche e di stizziti commenti. Uno degli ultimi usciti in queste ore è quello dell’ex campionessa Dawn Fraser (4 medaglie d’oro olimpiche a cavallo degli anni ’50 e ’60, tra Melbourne, Tokyo e Roma) che ha fermamente condannato i suoi “eredi” connazionali della staffetta: “Le persone che assumono farmaci dovrebbero essere bannate per sempre dallo sport – ha detto una severa Fraser – non bisognerebbe permettere loro di tornare a praticare sport. Questi atleti dovrebbero essere puniti severamente perché sono un cattivo esempio per le giovani generazioni del nostro Paese”. La Fraser, eletta “miglior sportiva femminile australiana di tutti i tempi” in una cerimonia tenutasi al Parlamento di Canberra, fu sospesa per 10 anni dalla sua Federazione nel corso delle Olimpiadi di Tokyo 1964 per aver rubato una bandiera olimpica (poi rilasciata) di fronte al Palazzo dell’Imperatore. Un episodio “controverso”, ma nulla a che vedere con l’assunzione di droghe: “Sono casi completamente diversi, lì era ribellione verso il sistema – ha aggiunto la 75enne ex campionessa – in questa circostanza si allontanano i giovani dallo sport e dal nuoto, ed è gravissimo”. 
 
petrocelli@swimbiz.it

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