La buona notte delle Olimpiadi

Copyright foto: gian mario migliaccio

Persino la saliva viene analizzata. Il cortisolo salivare, infatti “E’ un indicatore di stress, come l’analisi della qualità del sonno o la variabilità cardiaca” spiega a Swimbiz.it il direttore dello Uk Sport Science Lab, Gian Mario Migliaccio (foto). La scorsa settimana, ha seguito il team natatorio Adn Swim Project di Andrea Di Nino e altri atleti internazionali, a Caserta,negli allenamenti notturni(leggi qui) in preparazione alle finali serali delle Olimpiadi di Rio 2016. “Quando si è costretti a modificare gli abituali ritmi circadiani – con lo slittamento di 5 ore delle attività giornaliere come allenarsi, mangiare, dormire o gareggiare – in un periodo prolungato come una settimana, disputando più gare al giorno e con batterie, semifinali, finali, il corpo non ha il tempo di adattarsi. Cattiva qualità o privazione del sonno dopo tre giorni rischia di avere riflessi anche sulla percezione della fatica”. Inoltre, in gare notturne “L’evidenza scientifica mostra che l’organismo ha sempre un decremento di potenza, performance, reazione… Non c’è uno studio specifico per il nuoto, ma la letteratura scientifica insegna che gli sport di potenza possono esserne maggiormente soggetti, come i velocisti nel nuoto. Il rischio si riduce su lunghe distanze, come nel mezzofondo”. Con un lavoro mirato, prosegue Migliaccio, si possono limitare il più possibile i contraccolpi. Cambiare in toto il ritmo circadiano prenderebbe molto tempo, con possibili disagi nel quotidiano degli atleti “Ma possiamo prendere la via intermedia, intrapresa anche dalle nazionali australiana e francese – anzitutto, monitorare il sonno e la risposta allo stress di ogni atleta – e poi portare gli atleti a una qualità del sonno accettabile, non con i farmaci, ma attraverso la nutrizione. Francesco Avaldi, nutrizionista del Milan, ha definito per gli atleti una dieta per stimolare melatonina e serotonina, che consentono agli atleti di prendere sonno subito e benee naturalmente, prendersi il tempo necessario ad abituarsi al cambio d’orario, come avviene per il jet leg. Ad ogni modo, ogni individuo ha caratteristiche peculiari “Può sempre capitare che, nonostante una preparazione ad hoc, l’organismo di un atleta subisca in modo netto gli effetti della variazione - vice versa – in una finale olimpica anche la testa fa molto, rendendoti capace di andare oltre certi limiti”.

 

moscarella@swimbiz.it

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