L’Albero di Alex

Copyright foto: Fabio Brocchi-Swimbiz.it

Il capitano di lungo corso, alla soglia dei trenta acquatici. Dura la vita del nuotatore, a inseguire spesso una chimera chiamata qualificazione. Perché il sogno sotto l’Albero di Natale - se fai il mestiere che si chiama nuoto - richiama sempre quei fantastici cinque cerchi. Da vivere e da tatuarsi, come si usa tra gli acquatici che hanno avuto l’onore Olimpico. Nel personale albero di Alex Di Giorgio, e nella sua pelle viva, i cerchi sono già comparsi due volte: Londra 2012 e Rio 2016.  In staffetta, nel quartetto che dei 200 metri fa della quattro per la quasi perfezione, in gruppo. Più lunga della classica a 100, ma forse per questo più rappresentativa - come disse l’indimenticato cittì Alberto Castagnetti - dello stato dell’arte acquatica di un Paese.

Già, i duecento. Complessi e semplici, ovunque tu li nuoti: le cronache parlano di Alex la “lepre” come lo soprannominò Swimbiz.it quando il nostro uscì da casa Aniene - sempre capitano, l’unico nato e cresciuto nel vivaio della squadra Capitolina più forte d’Italia - per allenarsi e allenare la Divina come un uomo. Federica Pellegrini aveva bisogno di un principe azzurro allenante alla sua portata, perché le donne dello Stivale non stanno da sempre al suo passo acquatico. E allora Alex divise con Lei fatiche e vasca, finchè non si ruppe il sodalizio allenante. Oggi, la strada verso un sogno che potrebbe essere il terzo nella terra di Olimpia passa da Caserta, attuale sede di preparazione alla corte di Andrea Sabino. Un frequent traveller perennemente fuori sede, Di Giorgio. Di poche parole. L’essenziale, trent’anni in acqua insegnano quantomeno a essere prudenti e vigili. Sempre, e con chiunque. Sorriso calibrato. “Sarà dura, durissima, guarda che concorrenza, ma se nuoti perché lo fai?” sussurra a noi di Swimbiz.it che lo incontriamo in un momento di relax a Roma. Due scatti di Fabio Brocchi, la scusa per raccontarsi, per dare un bel segnale natalizio a tutti quelli che credono nei sogni di questo mondo chiamato nuoto.

Raccogliere pensieri, una doccia calda prima di Natale, e il caldo accappatoio che ti stringe in un abbraccio. “Io ballo da solo”, il nuoto è fatto di silenzi e solitudini, il ballo come associazione d’intenti. Che fa rima simpaticamente con Stefano Ballo, compagno di allenamento(video qui). Ballo, attualmente il nuotatore che sui duecento se la cava meglio, primo qualificato per La staffetta e che ha appena sfiorato il record di corta. Nell’albero di Alex c’è anche questa pallina natalizia. “Se nuoti, perché lo fai?”. Già. C’è sempre una ragione per sognare Tokyo. Chiedere a Martina Rita Caramignoli il ritorno, per esempio. Auguri mister Di Giorgio, e buon albero di Alex.

zicche@swimbiz.it

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