Abbiamo scritto del progetto Pellegrini -e Magnini, ovviamente- che sembra non volere ancora prendere forma, e nella giornata di venerdì scorso sono emerse tutte le difficoltà del caso. Urge a questo punto una riflessione. Perché i tempi, a nostro avviso, sono dilatati enormemente, e il rischio di perdersi per strada è dietro l’angolo. Mi spiego meglio. Come tutti sappiamo il ritorno olimpico non è stato una passeggiata per il nuoto azzurro, Pellegrini in testa.E da lei, nel post-Rossetto, si è ripartiti con l’idea di un nuovo percorso che coinvolgesse l’ex-Lucas. In primis l’allenatore, quindi. Poi la sede, e visto che il francese a Verona in pianta stabile non pensa proprio di venirci, si è ipotizzato un lungolinea sulla tratta Verona –Narbonne e viceversa. Insomma tutto doveva prendere questa direzione. Apriti cielo: a metà settembre si è posto il primo problema, ovvero chi avrebbe pagato Lucas. Ad oggi, almeno dopo l’incontro dei PelleMagno con Butini,Coconi,Saini- Lucas non c’era-, c’è solo una non ben chiara disponibilità federale a aiutare economicamente. Perché certo la Fin tende la mano alla nostra numero uno , ma su che eventuali cifre ragioniamo,e per che durata? La verità par di capire gira attorno ad un progetto che non è ancora formato,pieno di interrogativi senza risposta, nemmeno parziale. Lo sa solo il dt Butini in cuor suo quanto è difficile risolvere il percorso a ostacoli. Lucas non si sa che deciderà, intanto Fede e Pippo continuano a nuotare con Matteo Giunta, attendendo di loro novità che schiariscano il grigio ancora fumoso. Situazione ingarbugliata e che può a sua volta creare precedenti che già seminano stati di attesa precari. Come quello del giovane D’Arrigo, promettente giovane che se ne sta in Usa e che aspetterebbe un progetto costruito a forma del suo futuro, che non capiamo se può essere inteso sulla linea del io rimango se tu (Fin) mi organizzi il quadriennio direzione Rio. Con tanto di coach, perché a questo punto ogni azzurro può costruirsi in autonomia, o quasi, il modello precedentemente proposto. Insomma , se ovviamente rimaniamo dell’idea che comunque Pellegrini deve essere supportata perché il nuoto italiano oggi ruota ancora attorno alla sua carismatica figura di campionessa , certo un occhio all’organizazione degli altri va data. In America funziona che i top swimmers si pagano l’allenatore. Certo i top swimmers hanno fior di contratti di sponsorship e con questi incassi si possono ampiamente permettere la spesa. Certo quello è il “sistema americano”, per intenderci quello di un Ervin che si attiva di suo in coppa del Mondo per pagarsi - con l’aiuto dei fans- il circuito delle gare che altrimenti la Federazione non gli passerebbe. O come fa il nostro Andrea Di Nino, coach che ha sviluppato con successo l’ADN Swim Project in giro per il mondo: anche da lui super top, come è stato per Cavic per esempio, lo pagano per essere allenati e seguiti. Proprio ieri sera intervistato da Sky Sport Marcel Vulpis, direttore dell’agenzia Sporteconomy- partner di Swimbiz- e giornalista esperto di economia e finanza dello sport, è ritornato sull’argomento, analizzando il duo PelleMagno sotto l’aspetto marketing e ribadendo la necessità di ritornare presto in vasca “bisogna concentrarsi sulle attività in piscina, i risultati sono importanti perché tutto transita da lì”. Come dire che bisogna certo apparire, ma in primis bisogna avere come obiettivo la vasca. Ribadendo che ad oggi Pellegrini è la risorsa numero uno, ancora e comunque. Non ancora replicata, peraltro, perché quella che poteva essere l’alter ego , e mi riferisco ad Alessia Filippi, ha abbandonato( forse anche qui è mancato,in parte, un progetto?).Mi si permetta una ultima analisi. Al di là della considerazione sul chi si dovrà occupare di Lucas sotto l’aspetto contrattuale, non è forse meglio che il francese si occupi a tempo pieno della nostra numero uno, decidendosi a concentrare tutto il suo sapere tecnico e spiegandoci chiaramente cosa ha intenzione di fare?
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