Acque inquinate, Federica Vitale dice la sua

L’inquinamento delle acque è un problemi per tutti. L’affollamento di materie plastiche nelle acque crea grossi problemi per il nostro approvvigionamento di cibo. Per chi va in spiaggia a godersi il relax del mare. E per chi fa sport. Principalmente surf e nuoto di fondo. Proprio dai surfisti è arrivato un chiaro e netto messaggio, secondo cui bisogna creare un diffuso modello di consapevolezza per cercare di risolvere il problema. Il monito è stato esteso, ed è facilmente comprensibile, ai nuotatori di fondo, che per praticare la loro attività "utilizzano” le inquinate acque marine. Portavoce del messaggio nei confronti dei nuotatori è Veronica Grey, surfista nonché autrice di conclamati documentari sull’inquinamento marino. Uno di questi, dall’emblematico titolo “Aqua Seafoam Shame” – che ha messo in luce le problematiche che riguardano le acque marine – pur essendo stato premiato nel 2011 dal Lorentz Pare Film Festival come “miglior documentario”, non ha avuto molto riscontro sui media, come lei stessa si è affrettata a dichiarare. “La plastica nel mare potrebbe cambiare la vita nei prossimi 20 anni – sostiene la Grey – ad oggi, 177 specie di vita marina sono note per ingerire plastica: la gente mangia il pesce che mangia plastica, inutile dire quali potrebbero essere le conseguenze irreparabili”. Per incoraggiare la lotta contro l’inquinamento da plastica, Veronica Grey suggerisce alcune piccole regole da seguire: 1) usare bottiglie di vetro o lattine riciclabili, 2) utilizzare una conveniente borsa di tela per fare la spesa, e non la classica busta di plastica, 3) non rivestire i bidoni della spazzatura con sacchetti di plastica, bensì di carta. I nuotatoridi fondo, come detto, hanno lo stesso identico problema dei surfisti. Così come confermato da Federica Vitale, medaglia d’argento nella 10 km individuale ai Mondiali di Montreal nel 2005 e bronzo nella 25 km nel 2009, a Roma: “Mi è capitato, sia in Italia che all’estero, di imbattermi in mari inquinati: copertoni di biciclette, scatole, bottiglie di plastica. Trovarsi di fronte buste di plastica che ti vengono addosso sul viso o sulle braccia mentre nuoti può essere molto fastidioso, così come sbattere contro una bottiglia o nuotare nella nafta delle barche o nella schiuma degli scarichi”. L’importante è non aggiungere danno ad altro danno: “Nella 25 km, durante il rifornimento, facciamo di tutto per non buttare le bottigliette in mare e di stare attenti a qualsiasi forma di inquinamento che si può creare: ne va anche e soprattutto della nostra attività”. Cambiare le cose si può. E si deve. 
 
petrocelli@swimbiz.it

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