Adam Peaty, alle Olimpiadi non per un oro “Ma per lasciare un’eredità”

Copyright foto: Gian Mattia D'Alberto-LaPresse

Londra 2012. Un’Olimpiade in casa, il sogno per ogni atleta, ma all’epoca Adam Peaty non faceva ancora parte dell’élite britannica. “Tenete d’occhio quel ragazzino, farà strada”  disse di lui Rebecca Adlington, la prima a vincere un oro olimpico nel nuoto. Quel ragazzino è cresciuto, in tutti i sensi. Ora è recordman mondiale nei 50 (gara non olimpica) e 100 rana. Leader del nuoto britannico, pienamente consapevole “Voglio ispirare una generazione, ispirare migliaia e milioni di bambini a fare di più. Voglio lasciare un’eredità – molto più di un oro – e significa molto di più per chi ti ha supportato e seguito” dichiara al Derby Telegraph. Insomma, prepara qualcosa di storico, uno di quei record che resistano negli anni. Quel che già il sudafricano Cameron Van Der Burgh dichiarava di voler fare (leggi qui), in una rana che più di ogni stile è andata veloce in questi anni e ancora può crescere. Proprio Londra 2012 doveva essere quel trampolino di lancio per il nuoto britannico. Ma tre medaglie non bastarono a esaltare il pubblico e saziare il comitato olimpico. A Rio ci riproveranno, con quattro anni di ritardo, ma con un Adam Peaty in più.

L'anno scorso, ai Mondiali di Kazan, Adam Peaty vinse tre medaglie d'oro (Reuters)
L'anno scorso, ai Mondiali di Kazan, Adam Peaty vinse tre medaglie d'oro (Reuters)

In quattro anni molte cose possono cambiare. Dopo Londra 2012, i fondi furono drasticamente ridotti e centri federali come Bath, Loughborough, Stirling, Swansea e Stockport subirono tagli o videro il mancato rinnovo di contratto con British Swimming. Nel 2013 l’Associazione Nuoto Amatoriale, costola di British Swimming, denunciava “2/5 dei bambini sotto gli 11 anni non sanno nuotare e il 37% dei genitori dichiara che i propri figli non hanno mai seguito lezioni di nuoto a scuola”. E’ stato chiuso il Queen’s Leisure Center di Derby, base dello stesso Peaty. Ma la Federazione in questi anni ha puntato su fondi privati e sponsorizzazioni(leggi qui) per un rilancio economico, mentre la vasca ha dato finalmente i risultati sperati. Gli Europei 2016, nella stessa Londra, hanno visto il Regno Unito per la 2° volta consecutiva in cima al medagliere. Eppure il Ct Bill Furniss li ha ‘sacrificati’, sul piano cronometrico, perché la nazionale arrivi al picco di forma a Rio. Solo Brexit lascia un velo d’incertezza sugli atleti britannici e su chi, come Ruta Mielutyte, si allena in Inghilterra(leggi qui). Ancor più lo spettro di una separazione tra gli Stati del Regno Unito. Che fine farebbe la 4x200 stile che lo scorso anno ai Mondiali pose fine al decennale regno degli Stati Uniti grazie a un gallese, George Jarvis, due scozzesi, Robert Renwick e Dan Wallace, e l’inglese James Guy?  In quattro anni molte cose possono cambiare.

 

moscarella@swimbiz.it

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