Annegamento si declina al maschile

Da mesi Swimbiz riporta le iniziative che ogni giorno sorgono in America per porre un freno a una vera piaga: le morti per annegamento. Un problema che riguarda soprattutto i più giovani e gli immigrati che arrivano nel Paese senza alcun rudimento sul nuoto.  Un problema che ha come vittime, nell’80% dei casi, persone di sesso maschile. Mike Gustafson, corrispondente per Usa Swimming, riflette su questa statistica “Sono nato e cresciuto nella regione dei Grandi Laghi (numerosi gli annegamenti  anche nel vicino Canada n.d.r.) e ho visto in gioventù centinaia di ragazzi tuffarsi dai ponti, saltare dagli scogli…cose stupide insomma. E non ricordo, in effetti, molte ragazze”. Mike prova a dare una spiegazione “I maschi, in effetti, tendono a correre maggiori rischi rispetto alle ragazze, perché molto competitivi– e qualche consiglio - Mai nuotare o andare in barca da soli. Mai bere prima di nuotare, è pericoloso quanto bere prima di guidare. Infine, sfidare i tuoi coetanei a tuffarti in una piscina è un conto, in acque libere è tutta un’altra cosa”. Lo stesso Gustafson, per quanto esperto kayakista, racconta di quando cadde dal kayak e rischiò di morire lottando contro il freddo e le violente correnti sottomarine. Persino due fenomeni della vasca come l’australiano Eamon Sullivan e l’americano Cullen Jones s’impegnano oggi in quest’importante battaglia, perché da bambini rischiarono di morire affogati.
 
moscarella@swimbiz.it

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