Quanto conta il tempo a inizio stagione? Domanda classica a cui segue uno spaccato del nostro - medagliato - mondo natatorio: a Ostia federale, eccellenza della preparazione azzurra, se ne discute tra un intervallo e l’altro della sessione d’esame per allenatore, livello uno. Ne discutono a caffè alternati gli esaminatori, parterre de roi dei cronometri azzurri: il cittì Cesare Butini, i federali Stefano Morini e Claudio Rossetto in partenza per Doha Coppa del Mondo, commentano di conseguenza l’ex (coach) di Laure Manaudou, Paolo Penso e hall of fame Michele D’Oppido. Tra gli altri, un bel giro docente messo su da Roberto Del Bianco, paraguru del Sit, settore istruzione tecnica a gonfie vele che ha eletto Ostia a Coverciano acquatica, per buona pace del direttore Pino Castellucci. Vale la programmazione e gli obiettivi che ci si è posti, anno olimpico quanto ti amo, osiamo noi. Tutto il resto è gloria fugace, un po’ di show con corona come quegli atleti che sembrano programmati solo per le ouverture di stagione, un colpo e via, e magari a primavera sono già in vacanza. No, non è questa la cartina al tornasole del tutto e subito, di quello che vogliamo nell’anno più decisivo, la champions olimpica a cui tutti ambiscono. Perché bisogna programmare e centrare la vasca, quella lunga innanzitutto, e un buon allenatore sa che non valgono gli squilli di tromba per vasche piccole, se non per il grande divertimento parziale, e che un botto al cronometro va sempre interpretato di questi tempi. Meglio cronometri in ombra all’inizio e poi fare incetta dopo. Metodo fugace, non ti amo, parrebbe la valutazione generale. Che qualche nuovo coach in erba , ma dal glorioso passato come Luca Marin, sorridente brevettato di fresco, se la sogna anche di notte “sarò vecchietto, ma miro all’obiettivo olimpico: lavoro tanto e più in là raccoglierò, forse, la mia sfida”. Benvenuto Luca, nella long session acquatica.
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