Edema polmonare in aumento negli sport acquatici, ma la Fin tranquillizza “Non in Italia”

Copyright foto: ola vista photography

 Recenti studi condotti dal cardiologo britannico David MacIver, mostrerebbero un numero crescente di casi di edema polmonare tra gli atleti dell’acqua. “Viene associata al nuoto in generale, ma riguarda in particolare i subacquei che fanno immersioni in apnea” spiega a Swimbiz il dottor Marco Bonifazi, Coordinatore tecnico-scientifico per la Federnuoto “E viene considerata come una condizione favorita da una serie di fattori: l’acqua particolarmente fredda, costumi stretti soprattutto agli arti e la pressione alta dei soggetti in questione”. Fortunatamente non riguarda i nuotatori della vasca, “lo conferma non solo la mia esperienza professionale ma anche la letteratura scientifica. Oltretutto, l’acqua delle piscine è di 26 gradi quando loro la sentono fresca”. I rischi sarebbero, piuttosto, per chi nuoti in acque libere, ma in Italia ”non ricordo episodi analoghi con respiro corto, tosse e rumori respiratori: condizioni che in mare non permettono di proseguire”. Si previene il problema, che porta difficoltà respiratorie, “con una valutazione preventiva delle condizioni cardio circolatorie, a cui i nuotatori vengono sottoposti annualmente e nel caso dei master con una prova da sforzo per valutare la pressione arteriosa e per maggiori approfondimenti un’ecografia cardiaca”.
 
ugo@swimbiz.it

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