Grandi altezze? Semplicemente, uno sport adatto a tutti

Copyright foto: alessandro de rose

Gli applausi, gli incoraggiamenti reciproci, la birra insieme dopo la gara. E’ sport ancora in forma pura, primordiale, dove la voglia di esserci e mettersi in gioco conta più di coppe o medaglie. “Nel cliff diving, sei più felice di veder riemergere dall’acqua un avversario che di batterlo” commenta a Swimbiz Alessandro De Rose, specialista italiano della disciplina. Ha iniziato dagli show, l’ex tuffatore ‘classico’ e allenatore (la giovane Giulia Belsasso è sua allieva) “Ho continuato per sfida, salendo sempre più su. Poi diventa 'una droga': quei voli ti levano ogni preoccupazione e non puoi più farne a meno”. Ma è uno sport adatto a tutti? “Certo, come il paracadutismo. Basta procedere per gradi; esistono già scuole, specie in Colombia e Messico”. Oggi ha anche un circuito Fina e una gara ai Mondiali “Non so se con la ‘istituzionalizzazione’ si perderà un po’ questo legame tra gli atleti. Ad oggi, l’unico molto competitivo è Orlando Duque”. Per una medaglia mondiale, o persino olimpica, un cliff diver potrebbe anche prendersi più rischi del solito “E’ probabile, anche se rischi già ne prendevamo finora, perché i premi in denaro sono appetibili. E spero nessuno contesti un’eventuale ingresso dei tuffi dalle grandi altezze ai Giochi perché li consideri pericolosi”. Approfondisce Max Mazzucchi, ex Azzurro e talent Swimbiz dei tuffi “La percezione di un gesto atletico come ‘pericoloso’ dipende dal periodo storico: probabilmente qualcuno, dopo l’incidente di Greg Louganis a Seul 1988, considerava troppo rischioso quel tuffo; eppure, oggi, lo fanno già ragazzini di 13-15 anni - idem per il Cliff Diving – da quando arrivò la Red Bull, sono aumentate anche le condizioni di sicurezza: strutture più solide, barche di salvataggio…”. E continua a ricevere apprezzamenti “Anche da dirigenti Len” incalza De Rose. Ma sono sport differenti o due facce della stessa medaglia? “Io li considero identici: come da piccolo t’insegnano le cadute, così il ‘barani’ per entrare in acqua in piedi – per Mazzucchi, invece - ad alto livello, noti sfumature e differenze enormi, come tra trampolino e piattaforma: già il maggior tempo di caduta influisce sui particolari a cui pensare”.
 
moscarella@swimbiz.it

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