Il lato oscuro di Michael Phelps “Non volevo più essere vivo”

Copyright foto: sports illustrated

Uno dei peridi più difficili della sua vita. Quella vera, quella oltre piscina, dove la squalifica dalla nazionale americana di nuoto era solo l’ultimo dei problemi. Michael Phelps torna sulla copertina di Sports Illustrated, storico punto di riferimento editoriale sullo sport Usa, ma dall’intervista emerge un rapporto tutt’altro che semplice del pluripremiato campione olimpico con la celebrità. L’arresto per guida in stato d’ebrezza nell’ottobre 2014(leggi qui), che fa il paio con quello del 2004 – “Ed era preoccupante vederlo, a Roma 2009, presentarsi la mattina in vasca di riscaldamento con un flûte di prosecco in mano” ricorda oggi Christian Zicche, direttore di Swimbiz.it e all’epoca firma de Il Messaggero - era solo la punta di un iceberg di profondo malessere. Persino un giovane come Michael Andrew, più volte indicato dalla stampa Usa come possibile erede, riusciva a percepire altro dietro quella notte a tutta velocità. In un’intervista a Swimbiz commentò (leggi qui) “Vicende come questa sono mute richieste d’aiuto, perché non si prova vera gioia nella propria vita”. “Ero in un ‘posto oscuro’ – dichiara ora Phelps a Sports Illustarted – non volevo più essere vivo. Solo ora ho finalmente capito che per anni ho visto me stesso come atleta, ma non come essere umano”. Bob Bowman, mentore da una vita, precisa che Phelps non si riferisce a pensieri di suicido “Ma piuttosto a un lento lasciarsi andare che, onestamente, temevo l’avrebbe portato all’autodistruzione… a episodi come l’arresto, o peggio”. Il contrappasso della celebrità è stato non distinguere più i veri amici, chi lo conoscesse davvero e non solo come un noto atleta “Ora, mi sento sempre più felice, perché attorno a me ho un gruppo di allenamento che sento come una famiglia. Dove ognuno tifa per i successi dell’altro e dove non mi rispettano per quello che ho fatto, ma per quello che sono”. Torna in mente l’avvertimento di Luca Giustolisi, ex bronzo olimpico col Settebello e oggi psicologo(leggi qui) “Molti sportivi cadono in depressione non per lo stress della preparazione olimpica o per la delusione di perdere. Capita loro, invece, dopo che hanno vinto l’oro olimpico, perché scoprono che dietro a quella medaglia non c’è tutta quella felicità dipinta da media, sponsor, tifosi, politica...”.
 
moscarella@swimbiz.it

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