La lunga notte del Moro

Il punto acquatico - L'editoriale del direttore Christian Zicche

Il commento del direttore: Un grande allenatore dietro la finale stellare e olimpica di questa notte a Rio: Il Moro di Livorno è già pronto con il suo cronometro.

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Chi conosce il Moro, soprannome storico di Stefano Morini, professione allenatore di nuoto, sa da quanto il burbero livornese di collina aspetti questo momento. In silenzio, dietro le quinte, con il sole e con la pioggia  mattina e pomeriggio, autunno primavera e inverno, frequent traveller sulla rotta Livorno –Roma e viceversa nel momento d’aria della domenica con i cani e la moglie ad aspettarlo come un giovanotto che torna a casa dalla caserma. Recluso in quel dorato centro federale che è Ostia, piscina camera ristorante, una sorta di monastero shaolin del nuoto. Conterà i passi che lo separano dalla vasca, con l’inseparabile cronometro giallo, metronomo esatto della storia che si riaggiorna. Quella vasca che partì sulle orme di Alberto Castagnetti, il grande amico e maestro, l’ultimo commissario tecnico. A cui lancerà un pensiero in quel momento, dentro di lui, ne siamo certi. La aspetta da quattro anni questa finale, certamente, da quando a Londra gettò le basi per un duetto, il suo duetto natatorio, il duplex Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti che questa notte in qualche maniera chiuderà il cerchio di una lunga carriera da coach. Sarà la lunga notte del Moro, che ripercorrerà in lungo e in largo tutto, ma proprio tutto. Delusioni (poche) e stimoli nuovi. Perché il Moro, non a caso da due anni consecutivi allenatore italiano dell’anno, non può certo chiudere qui il lungo ciclo. Lo chiuderà e lo riaprirà, perché chi come lui vive di pane , acqua e bracciate non può chiedere di meglio. Con un pensiero, il nostro, che lo porterebbe su quella panchina da commissario tecnico che aspetta da tempo il vero erede di Castagnetti.

zicche@swimbiz.it

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