“L’Australia è qui”, parola di Moro

E’ un fine settembre caldo a Ostia, centro federale che gode di una splendida vicinanza al mare: cinquanta metri oltre la strada, la spiaggia del litorale romano è ancora ben frequentata. Gli stessi cinquanta metri della splendida vasca che accoglie la “ripresa”  stagionale dei “Moro boys”, tra gli altri Gabriele Detti, Martina Caramignoli, Stefania Pirozzi, Diletta Carli…manca solo lui, Gregorio Paltrinieri, impegnato  in un pomeriggio da Quirinale, ospite del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Meglio, forse, così parlare col suo coach Stefano Morini, detto appunto il Moro, viene meglio, davanti al solito registro degli appunti natatori. “Moro prendo le palette” “Moro che facciamo?” è tutto un Moro che riecheggia in vasca. Uno per corsia, trovatemi una situazione più idilliaca.  Come a scuola, quadernone scritto a matita su cattedra di tavolo in plastica, the pen is on the table, ma il Moro parla con stretto accento livornese e ti guarda torvo se incominci con le battute sull’inglese. Con ombrellone annesso, ma non si apre nemmeno con l’aiuto di Ivo Ferretti, ora biomeccanico grande ex coach di Stefano Battistelli che al caso non torna utile all’apertura, ma per il resto ha più occhi (e orecchie) di un robot spaziale. Vede tutto, nota tutto. Braccia, gambe, mani, bracciate, rotazioni, specchi subacquei da riposizionare, assetti da rivedere, ma come l’avranno fatta la scuola nuoto tanti di loro mi racconta davanti a un buon caffè, e in coppia con il Moro sembrano due uomini in barca che vanno a pesca del pesce più grosso.  E’ un fatto di programmazione e controllo. Programmazione che guarda più in là della giornata. Già, analisi per capire come sarà il futuro prossimo che qui il tempo vola e ti ritrovi sul blocco di partenza di Rio 2016. Con o senza il Paltri a Ostia? “Siete i soliti maliziosi voi giornalisti” chiosa burbero, ma poi tutti sanno che il Moro è un buono con il cuore grande così e sa che noi facciamo il nostro mestiere Ma che certo non le manda a dire, anche se una buona dose di diplomazia non lo abbandona mai. In soldoni il suo atleta più celebre, Gregorio mondiale (come prestazione) a Berlino europea (due ori pesantissimi, 1500 e 800) parte il 13 ottobre per l’Australia per starci fino al quindici di novembre. “Ci vado pure io”, mentre sfoglia il book on il lavoro di giornata “e ci vado anche volentieri”. Lo sapevo che il Moro l’avrebbe presa bene, ma non fino a questo punto, quindi affondo il colpo “e se poi ci prende gusto? E se poi decidesse di fermarsi?”. La vecchia volpe da coach non cade  nella trappola ma il tono certo inizia a cambiare “è giusto fare esperienza, è positivo perché poi si renderà conto, lì si allenerà con il coach, e solo la palestra sarà quella che farà qui”. Morini ha il sussulto di giusto nazionalismo acquatico, guarda la splendida vasca che già si staglia superba con il sole che inizia a fare capolino coperto da qualche nuvola sparsa. Quando andrà in Australia, la cattedra qui la prenderà Cesare Butini ad Interim. Ma si capisce che Ostia è diventato ormai un crocevia di scelte e di futuro “comunque qui a giugno verrà l’australiano, ricambieremo l’ospitalità, magari con i giapponesi” Già gli stessi giapponesi che dovevano venire in collegiale tempo fa. Un mezzo sorriso, con Ivo Ferretti che la mette sul tecnico puro e arriva in soccorso “quando Paltri si renderà conto che lì in Australia non hanno tre gambe….” trascina al gran finale il Moro, testa alta e sguardo fiero come il suo Gregorio quando affonda la bracciata “L’Australia è qui, chi vuole andare forte viene qui” . Con accento da livornese di scoglio, traducetelo agli Aussie
 
zicche@swimbiz.it

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