Livorno, l’isola felice di Stefano Franceschi

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NL. Basta la sigla per la solida scuola targata Nuoto Livorno. Anche nella Toscana delle difficoltà pistoiesi raccontate da Niccolò Bonacchi e del grido di Diletta Carli affinché la Versilia non perda le sue radici acquatiche “Non so se Livorno sia un’isola felice, ma abbiamo la fortuna di disporre di molto spazio, in vasca da 25 o da 50 m, e io posso avvalermi di più collaboratori” racconta a Swimbiz Stefano Franceschi, allenatore capo del team. Nel 2012, prese il testimone da Corrado Rosso, e succedere a un totem non è mai semplice “Un po’ d’insicurezza c’era, ma sapevo che potevano arrivare buone prestazioni. Scettici? Non so se ce ne fossero. Negli anni precedenti passavo 16 h ore al giorno con Corrado, ho imparato il più possibile e mantenuto la capacità di relazionarmi con gli altri coach – anche internazionali – ho un buon rapporto con Fred Vergnoux, coach della Belmonte. Nessuno nasce imparato e c’è sempre da apprendere, pur avendo le proprie idee: sono d’accordo con qualcosa di Fred e qualcosa no, o va bene per i suoi atleti e per i miei non funzionerebbero”. Oltre all’apertura mentale, all’importanza d’insegnare i quattro stili, filosofia che lo accomuna al veterano Tamas Gyertyanffy come al giovane Christian Galenda “E spero si radichi”, per Franceschi l’ambiente è fondamentale “Per fare nuoto agonistico. Io, poi, non credo nel rapporto 1-1- o 1-2 tra tecnico e atleti. E’ il gruppo a fare la differenza – anche se poi – il 95% della prestazione dipende dagli atleti. Ma il tecnico deve dare la mentalità giusta”. Turrini, ad esempio “E’ uno che a volte si scoraggia, che cerca sempre una guida – non è neanche facile stare fermo due anni – per una squalifica che ancora stupisce; altri, positivi a sostanze più ‘particolari’, stanno fermi molto meno. A Doha l’ha colpito un virus gastrointestinale, ma Federico voleva fare almeno un gara e ha segnato il personale sui 200 dorso. Berlino? Non so cosa gli successe nella frazione a dorso, forse quel soffitto disorientò anche lui(leggi qui)”. Ma arrivò comunque il bronzo, a 27 anni “A dimostrazione che non si deve aver fretta di fare risultato fin da giovanissimi – il tecnico ne sa qualcosa, avendo in squadra anche la figlia Sara (1999) – ha dimostrato buone qualità in un contesto giovanile, non carichiamola di pressioni”. Ne vede già troppe ai campionati giovanili “Per non parlare di certi genitori. Meno entrano in piscina è meglio è: Il nuoto non è loro, è dei figli, e conta solo che i ragazzi si divertano”. E il contesto rosa, in fondo, già trabocca di talenti “La 4X100 cresce con la Ferraioli e la Di Pietro e io credo molto anche nella Ceracchi. E un incidente come a Doha può capitare, ma la 4X200 è da anni ad alto livello e con atlete ancora giovani come Chiara Masini Luccetti, Stefania Pirozzi, Diletta Carli, Alice Mizzau, senza scordare Martina De Memme, nel quartetto a Barcellona 2013”.
 
moscarella@swimbiz.it

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