E il nuoto scoprì di volere il professionismo (Swimbiz ne parlava già nel 2012)

Copyright foto: Swimbiz.it

Tutto fa bene, finché pro nuoto. C'è chi ha lanciato la proposta di un'associazione nuotatori professionisti, gli atleti sembrano gradire e i quotidiani che seguono a ruota. E pur il nuoto si muove, chiede di giudicare i suoi membri per quello che sono: persone che vivono ogni giorno a pane e vasca. Avvalorando quanto Swimbiz.it va dicendo da almeno cinque anni. Di un nuoto ormai cambiato, cresciuto, evoluto. Fatto non più di soli tecnici e allenatori, ma di staff espansi, strutture, manager, sponsor... Per questo, già nel 2012, Swimbiz apriva al professionismo nel nuoto(leggi qui). Certo, sigle e raccolte di firme (pur di prestigio) da sole rischiano di non durare nel tempo. In passato gli stessi tecnici italiani tentarono la via di un inquadramento professionale attraverso l'Anaten. Ma deve anzitutto cambiare il diritto sportivo. Eliminando quel paradosso che oggi vede, ad esempio, Federica Pellegrini considerata un'atleta dilettante(leggi qui). Ne parlò in una video-intervista al Salotto Acquatico di Swimbiz.it anche Massimiliano Rosolino:

 

 

Un problema giuridico che esiste anche in altri Paesi europei. A Swimbiz l'ex argento olimpico Frederick Bousquet spiegò come solo di recente in Francia la situazione stia cambiando(leggi qui). Negli Stati Uniti, modello apprezzato anche da molti tecnici italiani(leggi qui), è ben marcata la divisione tra dilettanti - per la maggior parte atleti universitari, supportati dai loro atenei ma col divieto totale di ricevere altri contributi (eccetto quelli dei rispettivi comitati olimpici) - e professionisti che hanno invece piena libertà in fatto di sponsorizzazioni, ma di contro devono pagare da sé allenatore e staff.

Allo stesso modo, in Italia la qualifica di professionista legalmente riconosciuto rischierebbe di precludere a un atleta la via dello sport militare. Pertanto, necessiterebbe anche di una società sportiva professionistica, in grado di sostenere le spese che richiede lo sport agonistico. Atlete internazionali come Yulija Efimova o Katinka Hosszu hanno creato attorno a sé dei club che portano il loro nome, il team Energy Standard è il primo esempio di un club di nuoto di proprietà di un magnate(leggi qui) e l'Italia ricorda i casi di LaPresse o Adn Swim Project. Per garantire i fondi necessari, deve prima aumentare il valore commerciale del nuoto. Per questo, un'altra proposta di Swimbiz fu quella di concedere agli atleti di portare più sponsor sul loro equipaggiamento tecnico(leggi qui), fatta propria anche dal candidato alla presidenza Fina Paolo Barelli. Tutto fa bene, finché pro nuoto.

moscarella@swimbiz.it

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