Park in Giappone. Quando l’antidoping incontra la giurisprudenza

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In vista delle Olimpiadi di Rio 2016, resta nel limbo. Così l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap riassume lo status di Park Tae-hwan, ex oro olimpico attualmente squalificato per doping. Il periodo di stop finirà prima dei Giochi, ma la legge del suo Paese sbarra per tre anni le porte della nazionale agli atleti squalificati, con decorso a partire dall’ultimo giorno di sospensione. La comunità legale in Corea lamenta che una legge del genere punisca, iniquamente, due volte l’individuo. Quando le sanzioni sportive non trovano un equilibrio con la giurisprudenza, rischiano paradossalmente di perdere efficacia. Il Presidente della IV sezione penale alla Corte Suprema di Cassazione, Pietro Antonio Sirena, spiegò a Swimbiz.it che in Italia “Le legge prevede la reclusione da tre mesi a tre anni a chiunque procura ad altri, somministra, assume  sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche – e tuttavia – se la pena massima è tre anni, in media si arriva a un mese con la condizionale. Mi chiedo, poi, se sia mai finita in Corte Costituzionale, perché sembra esserci disparità di trattamento tra chi assuma doping e chi droghe di altro tipo”. Sempre a Swimbiz, il dottor Antonio Fiore, membro della Commissione medica della Federazione internazionale di scherma, ricordò che “L’atleta squalificato diventa libero cittadino, perciò non più controllabile dall’antidoping – rendendo possibili squalifiche “volontarie” per assumere sostanze proibite nel periodo di stop – situazione paradossale di cui si discute da anni”. Anche per questo, molti invocano una squalifica a vita in qualsaisi caso di positività. Ma Craig Reedie, presidente dell’agenzia mondiale antidoping (Wada) dichiarò alla BBC che “E’ una via impraticabile, perché facilmente contestabile in qualsiasi tribunale” per il principio di proporzionalità della pena. Intanto, Park fa armi e bagagli direzione Tokyo. La Fina, infatti, vieta agli atleti sospesi per doping di potersi allenare nelle strutture del proprio Paese. Nel caso del cinese Sun Yang, il governo australiano gli impedì di allenarsi nei propri centri federali dopo la squalifica di tre mesi(leggi qui), col mezzofondista che ripiegò sulla piscina della scuola pubblica Palm Beach Currumbin. Nel caso di Park, si tratta di un ritorno al passato: si allenerà all’università Hosei, dove trascorse un mese durante la preparazione di Pechino 2008, l’Olimpiade dell’oro nei 400 stile e dell’argento nei 200.
 
moscarella@swimbiz.it

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