Il sogno americano del russo Vyatchanin

Copyright foto: Swimbiz.it

A Pechino 2008, Arkady Vyatchanin vince il bronzo olimpico nei 100 e 200 dorso (Getty)

Al soprannome landless, il senza terra, preferisce Ronin. I samurai che, a causa di contrasti col loro signore, vagavano in cerca di un nobile da servire. Perché Arkady Vyatchanin ama ancora la sua terra natale, la Russia. Ma per dissensi con la federnuoto del suo Paese, dal 2013 ha scelto di non nuotare più sotto quella bandiera, alla quale il dorsista aveva regalato due bronzi olimpici, tre argenti mondiali e due world record in vasca corta. Non ha mai chiarito i motivi “Temevo mi fosse portata via la possibilità di gareggiare” disse solo, in un’intervista a Swimbiz.it dell’anno successivo(leggi qui). Sapeva che stava rinunciando anche ai Mondiali ‘in casa’, Kazan 2015: l’iter giuridico per rappresentare un altro Paese in gara internazionale è lungo. Ma Arkady alle sue idee ci tiene, la sua bacheca Facebook pullula di articoli e petizioni per i diritti degli animali come degli esseri umani “Un futuro in politica? A volte ci penso” ammise a Swimbiz l’anno scorso(leggi qui).

Russo di nascita, per anni si è allenato negli Usa, alla University of Florida, prima di passare al New York Athletic Club (Getty)

Prima, però, voleva regalarsi un’ultima Olimpiade a Rio. Aveva ottenuto il passaporto serbo e nuotato i tempi limite, ma le cose si complicarono quando il padre si ammalò di cancro. Servivano soldi per il trattamento e l’unica possibilità era guadagnarli attraverso i premi delle gare nazionali negli Stati Uniti, dove si era allenato per anni. Questo significava non vivere in continuità per due anni in Serbia, condizione d’obbligo per ottenere finalmente l’ok a partecipare ai Giochi “Chiedere un’eccezione nel mio caso sarebbe comportarmi come chi bara. E non è questo che voglio” disse ancora a Swimbiz. La Fina gli negò anche il permesso di rappresentare il suo club americano in World Cup.

Ora, Arkady Vyatchanin sembra finalmente vedere la luce in fondo al tunnel. E’ uno dei 115 atleti selezionati per Team Usa, il programma federale statunitense per atleti d’interesse nazionale. Per molti, in America come nel resto del mondo, è una prima tappa di carriera, la possibilità di usufruire di strutture e staff federali per il definitivo salto di qualità in vista di trials e gare internazionali. Per Arkady, significa avere finalmente un sostegno economico per mantenere la sua famiglia. A 33 anni, a quattro da quella sua rinuncia, il ronin può forse concludere il suo peregrinare.

moscarella@swimbiz.it

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