Sport e salute, una questione di cultura

Medici di base. Una volta si definivano ‘preti laici’. C’è chi li chiama medici di famiglia; molto appropriato per il nuoto, una grande famiglia. “Punti di riferimento del genere, in attività sportiva, sono fondamentali – spiega a Swimbiz il dottor Alessandro Ricci, spesso a bordo vasca nelle gare Master per pronto soccorso – ancor più importante rivolgersi a una figura specializzata, il medico sportivo. Non serve solo per il certificato d’idoneità. E’ una persona a cui chiedere consigli in materia di sport, farmaci e integratori, antidoping…”. In attesa delle controanalisi, ieri è rimbalzata la notizia di un Master, ex atleta Assoluto, positivo all’antidoping “Accantoniamo il caso singolo. Vedo una tendenza a estremizzare la prestazione. Anche nel mondo Master; casi rari, che però danneggiano la vera cultura del movimento: nuotare per piacere”. Ancor prima di una cultura sportiva, va restituita importanza alla salute, contro l’abuso dei farmaci “Dalle mamme che, al primo 37° di febbre del figlio, subito danno l’antibiotico, a chi ha precocemente un fisico definito. Lo sport, così, fa solo male – idem per l’alimentazione - la dieta corretta non è in una rivista, ma è studiata dal nutrizionista”. Così nasce un’efficace cultura antidoping “Anche bersi due drink energetici o dieci caffè prima della gara ha conseguenze ai controlli – ma soprattutto - oltre al rischio di perdere i propri risultati sportivi, oltre alla gioia di fare una gara senza imbrogliare, bisogna capire che è un’idiozia perdere anni di vita per doparsi allo scopo di vincere una gara”. La Fin investe molto in comunicazione, prevenzione e controllo “Ma serve responsabilità anche da chi pratica sport e prevenzione seria: non basta fare un po’ di corsa sotto sforzo per ritenersi esente da infarti; serve un controllo costante per un quadro sanitario completo”.
 
moscarella@swimbiz.it
 

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