Tanzania sotto la lente d’ingrandimento della FINA

Albert Einstein sosteneva che una delle tre regole del lavoro fosse questa, “nel pieno delle difficoltà risiede l’occasione favorevole”. Già, l’occasione favorevole. Si lavora per soldi, per mangiare, per vivere dignitosamente. In Africa, più precisamente in Tanzania, ci sono dei lavoratori (e più precisamente allenatori di nuoto) che per le difficoltà economiche del paese e del continente in generale, svolgono il proprio mestiere solo ed esclusivamente per portare a casa un misero stipendio. E’ l’accusa che viene rivolta dal tedesco Gerd Nottelmann, istruttore della FINA, secondo il quale i giovani tecnici africani non seguono programmi specifici di lavoro e di formazione. Il tutto a seguito di un campionato continentale svoltosi a Lusaka e giudicato “povero di contenuti” dallo stesso Nottelmann. Le critiche sono pesanti e dure da digerire: “Gli allenatori delle nazionali dovrebbero essere più aperti e rispettare i programmi di formazione necessari – ha sentenziato Nottelmann – se i giovani tecnici vogliono veramente avere successo devono imparare tanto e non pensare solo ai soldi: il nuoto è uno sport dinamico ed anche molto scientifico. Qui si lavora sotto pressione, avendo come unico obiettivo quello di portare a casa un po’ di denaro”. Nonostante queste accuse, Nottelmann ha anche dichiarato di essere pronto ad aiutare la Federazione tanzana per un piano di 3-4 anni che possa costruire degnamente una squadra per il futuro, oltre ad esortare il mondo delle imprese per sponsorizzare la Federazione. Anche in un paese difficile come l’Africa si può fare nuoto di un certo livello. Passare dalle parole ai fatti, però, non è certo semplice. 
 
petrocelli@swimbiz.it

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