Tom Daley, quei lampi che lo perseguitano a ogni tuffo

Copyright foto: Getty Images

E' Londra, è un'Olimpiade in casa, il sogno di ogni atleta. E di qualsiasi spettatore. Tom Daley si appresta a iniziare la sua finale dalla piattaforma dei 10 m e una selva di braccia si protende verso l'alto, armata di cellulari e fotocamere. Nessuno vuole perdere quel momento, un mare di flash lo investe. Troppi. Sbaglia il tuffo, chiede e ottiene di poterlo ripetere. Vincerà il bronzo, il resto è storia. Ma quei lampi di luce non l'hanno più abbandonato, contrassegnati a fuoco vivo nella sua mente da quattro lettere: P T S D. Stress post traumatico. Ogni volta che Daley si appresta a un tuffo, rivede quei flash "La mia reazione, sul momento, fu che non volevo salire di nuovo lì sopra. Volevo che il giudice dichiarasse il 'no dive'. Dopo il 2012, ho passato un periodo difficile quando ho ripreso gli allenamenti - dichiara oggi al Times magazine - persi la motivazione. Pensai che non volevo più tuffarmi e inseguire un'altra Olimpiade. Pensai che volevo essere un normale teenager". Iniziò una terapia con uno psicologo sportivo, ma il percorso non fu semplice. Quei lampi sembravano accecarlo, in allenamento s'infortunava o si limitava al minimo. Gli furono concesse otto settimane di riposo, per 'staccare', e fu un toccasana. Ma ancora oggi, ammette "Ho paura, ogni volta che mi tuffo". Ha imparato a convivere con quel malessere, sepolto per quattro anni dietro a quel sorriso spontaneo e cinematografico che lo ha reso uno dei personaggi più popolari della Gran Bretagna. Il resto è storia.

moscarella@swimbiz.it

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram