Preoccupazione Di Pietro

Copyright foto: silvia di pietro

"A ripensarci ora, quelle ghiandole ingrossate sul collo prima di Doha erano forse i primi sintomi - racconta a Swimbiz la velocista azzurra Silvia Di Pietro - ma mai avrei pensato fosse mononucleosi". E molto intensa, con un mese abbondante di stop forzato "Tra febbre, fatica a deglutire e una dieta rigida per via di milza e fegato ingrossati" spiega. Oggi, il ritorno a contatto con l'acqua "Ma è stato poco più di un bagnetto. Ora aspetto il ritorno di Mirko (Nozzolillo, suo alleatore n.d.r.) prima di prendere una decisione". E oggi da Tenerife, dove i velocisti azzurri sono in collegiale, il tecnico anticipava a Swimbiz  di non voler bruciare le tappe nel recupero della romana(leggi qui) "E' vero che non ho da riprendere la mole di lavoro di un mezzofondista - prosegue Silvia - ma realisticamente, a soli due mesi dagli Assoluti Primaverili, è difficile costruire un lavoro tale da qualificarsi per i Mondiali Kazan". Meglio forse puntare al Settecolli per cercare il tempo limite "Quantomeno, avrò più tempo per allenarmi... però la tranquillità non c'è assolutamente... vediamo prima quando e quanto riesco a rimettermi a regime nei prossimi giorni" e la preoccupazione, nella sua voce, è palpabile. Ripensando a Doha, ai mondiali in vasca corta, Silvia Di Pietro potrebbe vedere il suo bronzo vinto con la 4X50 mista mista 'mutare' in argento, qualora fosse confermata e sanzionata con perdita di medaglie la positività a un duretico del brasiliano Joao Gomes Junior(leggi qui) "In verità, noi eravamo già felici della nostra prestazione e del bronzo conquistato. Se fosse confermato un episodio di doping, sarebbe giusto ricevere l'argento. Ma, onestamente, penso che nessuno di noi farebbe i 'caroselli' per strada".
 
moscarella@swimbiz.it

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