Rachele Bruni, l’infinito oceanico d’argento

Il punto acquatico - L'editoriale del direttore Christian Zicche

Il commento del direttore: Argento di fondo con Rachele Bruni, nel nuoto lungo e della sofferenza. Ma pieno di colori per l'infinito acquatico di Rio 2016.

Copyright foto: Deepbluemedia

I colori del mare, quelli dell’oceano, lo spettacolo del nuoto che è quello primordiale, unico ed entusiasmante nuoto di fondo. Nuoto delle acque libere, libere e profonde come la nostra azzurrissima Rachele Bruni nel fondo di Rio olimpica , con la platea e gli spalti di Copacabana che è la spiaggia che si staglia famosa, formosa e unica. Oceano immenso, lì davanti, quasi piatto per dieci chilometri, costruiti sull’immagine di un circuito a pentagono che non riesce a chiudere la mente aperta di chi del fondo è interprete. Parte il gruppo, a cuneo subito, che si staglia fragoroso  in una scia schiumosa che fa l’andatura a onda lunga, e quando si avvicina a riva risacca con l’acqua che schiaffeggia e dondola, un po’ il fondo e il vizio esistenziale di ogni nuotatore libero. Quel leggero dondolio del mondo acquatico senza barriere, dentro di te, quando ti prende il braccio pesante , alzi la testa e capisci che tutto può capitare. E’ caccia all’olandese in fuga, la Van Rouwendaal che è uno squalo di nome Sharon. Non molla il finale, come gli ultimi metri, il thrilling dell’arrivo. Colpi bassi e alti, per il podio è come essere risucchiati, ma dalla francese che è avversaria peggio della risacca del mare, e il fair play dà a Rachele quel che è di Rachele: splendido e unico argento olimpico, colore che si staglia in un infinito oceanico di gloria d’acqua.

zicche@swimbiz.it

 

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