Scuola e sport, due mondi legati dal comune scopo di formare i giovani, ma che in Itala faticano a trovare punti di contatto. Ma scrive oggi Valerio Piccioni de La Gazzetta dello Sport che, dopo l’approvazione della legge e della successiva circolare “Il 25% dell’orario – scolastico – potrà essere svolto e-learning, al computer, cioè lontano dalla scuola”. Potranno beneficiarne, per gli sport individuali “I primi 12 delle graduatorie nazionali di categoria – mentre, per gli sport di squadra – i ragazzi delle giovanili”. Verifiche ed esami saranno sempre svolti in classe.
Certamente una buona notizia, tuttavia c’è da dire che la legge italiana è già molto avanzata, in tema di sport e scuola “Non è un problema istituzionale. Anzi, per la legge italiana sono riconosciute come scolastiche tutte le attività che l’istituto delibera in collaborazione con altri enti – spiegò a Swimbiz.it il dirigente scolastico Roberto Tasciotti(leggi qui), ricordando come l’Italia vanti pedagoghi di livello mondiale – addirittura, l’ambiente in cui si pratica tale attività, come la piscina, è considerato aula scolastica”. Il nodo è l'applicazione pratica, che deve passare da accordi tra scuola, comune e struttura sportiva. Ma il vero problema è culturale, ovvero far capire a professori, dirigenti scolastici e genitori che lo sport può essere realmente educativo “Spesso solo chi ha figli praticanti sport o è un ex sportivo ne riconosce il valore formativo. E, di conseguenza, è più tollerante con gli sportivi-studenti su orari, presenza, valutazioni”.