Doping, rischio squalifiche volontarie?

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“Ma sapete che nel periodo di squalifica gli atleti non vengono più controllati? Quindi possono liberamente doparsi per poi tornare”, ha twittato in questi giorni Filippo Magnini. "E’ vero: un atleta che viene squalificato non è più un atleta, diventa un libero cittadino e quindi a quel punto non è più controllabile", spiega a Swimbiz il Dottor Antonio Fiore, responsabile medico dell'Italscherma e Presidente della Commissione medica della Federazione internazionale di scherma. "Questa è sicuramente una situazione paradossale, di cui si discute da molti anni", sarebbe infatti teoricamente possibile "che atleti molto dotati e molto giovani decidano di farsi squalificare volontariamente proprio per utilizzare gli anni di squalifica per doparsi senza problemi”. Il 2015 è il nuovo anno dell’antidoping: pene inasprite e incentivi ai “pentiti"(leggi qui), “ormai tutta la problematica dell’antidoping è del tutto assimilabile a uno stato di polizia”, afferma il medico, "è quindi inevitabile che la Wada (in foto il Presidente Craig Reedie) applichi anche queste dinamiche pur di scoprire ulteriori illeciti in questo settore". Sempre a tal proposito, il medico ricorda, inoltre, come anche l’Adams (Anti-Doping Administration & Management System), sistema di amministrazione e gestione antidoping attraverso il quale gli atleti segnalano alla federazione di appartenenza la propria reperibilità per i controlli antidoping a sorpresa, “da alcuni è persino contestato, in quanto limitativo della libertà personale”.
 
santini@swimbiz.it

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