Federico Cappellazzo, nostalgico innovatore

Vivai, ricambio, inserimento… Il lessico della gioventù, nello sport moderno, è più ricco che mai. Lo storico credo della Rari Nantes Torino è “Dalla scuola nuoto all’Olimpiade”, a indicarne la vocazione giovanile tra atleti, tecnici, e dirigenti. Ma ciò non significa che la società lavori a suon di rottamazioni. “Alle riunioni di società adoro vedere giovani allenatori confrontarsi con un ‘mostro sacro’ come il professor Miletto che, a 56 anni e con una sterminata esperienza olimpica, ha ancora molto da dire” racconta a Swimbiz.it Federico Cappellazzo, direttore tecnico della società torinese ed ex bronzo olimpico, argento mondiale, oro europeo nella 4x200 stile. Alla crescita degli atleti deve corrispondere quella dei tecnici “I nostri allenatori coinvolti nell’agonismo contribuiscono alla formazione di quelli della scuola nuoto – e l’evoluzione degli allenamenti – ho voluto che il tradizionale lavoro ‘km e sofferenza’, che io stesso ho praticato, cedesse a nuove metodologie. Ora la tecnica la fa da padrona”. La Rn Torino è stata “Tra le prime in Italia a introdurre il lavoro a secco. Non fu semplice convincere i tecnici a ‘sacrificare’ mezz’ora di allenamento”. Al solito, con i risultati come unico giudice “Presentare un metodo di lavoro come infallibile è solo vendere fumo. Nel nostro sport il talento è cruciale. Senza nulla togliere al lavoro dei tecnici nel valorizzarli, un Magnini o una Pellegrini lo trovi, non lo costruisci – e tuttavia – si può costruire una squadra in cui il livello medio sia positivo, come stiamo facendo”. Non solo nel nuoto “Ho praticato salvamento in gioventù e ho voluto aprire il settore - ma in questo caso – non credo nei vivai di salvamento: i ragazzi devono acquisire le basi nel nuoto”. Quando guarda alla 4x200 maschile odierna “In questi anni sono rimasto deluso, ma allo stesso tempo gli anni olimpici riservano sempre sorprese – e sui 200 stile aggiunge – hanno poco appeal, perché per allenarli devi unire l’intensità dei velocisti e la quantità dei fondisti. Per me fu una ‘scelta obbligata’ e in funzione di staffetta. La mia statura mi consentiva al massimo di fare i 400, ma quando hai davanti due fenomeni mondiali come Rosolino e Brembilla, sai di avere le porte sbarrate”. Ogni tanto, ammette “La vasca mi manca, la vedo sempre meno. Ma è straordinario poter ricoprire questa carica, alla mia età, in una società così importante e poter lasciare la mia impronta”.
 
moscarella@swimbiz.it  

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram