Era lo scorso weekend, il Meeting Internazionale di Fabriano. Classico evento d'inizio stagione, senza troppe ansie cronometriche; perciò più facile a indurre riflessioni. Da qualche parte, in tribuna, una madre pensava "Un mondo strano e affascinante, quello del nuoto: se lo guardi in modo superficiale, stenti a capire cosa spinga tanti ragazzi ad allenarsi per ore ed ore ogni giorno - e come riesca ad appassionare, con loro, anche gli allenatori e gli stessi genitori – se si osserva con più attenzione, si riesce a coglierne la grande bellezza: qui ci sono altri valori, qui quello che conta è la pura passione sportiva”. Quando trasmettono giusti messaggi educativi e sportivi “I genitori sono persino una risorsa per le società e gli allenatori - commenta a Swimbiz lo psicologo Fin (nuoto, Setterosa, synchro...) Diego Polani che rifiuta in toto, invece, l’idea del genitore-manager – è pericoloso mischiare i ruoli. Il bullismo nasce dal ragazzo che non ha fiducia nel ruolo degli educatori e agisce come vuole. Così nello sport, il figlio non capisce più se deve accontentare il genitore come educatore o come manager; potrebbe pensare che tutto sia lecito per arrivare primo: mandare al diavolo l’allenatore, prendere la pasticca…”. Incoraggia, poi, alla prevenzione “E’ importante preparare i tecnici a tali situazioni: informare le famiglie, far capire loro la distinzione dei ruoli. Da anni mi batto, con grande fatica, affinché le società organizzino incontri con i genitori per formarli al giusto modo di vivere l’attività sportiva dei figli: spettatori, non protagonisti accanto a loro ‘sul podio’; e prima il bambino deve divertirsi e fare attività motoria, solo dopo pensare alle medaglie”. Nelle stesse società sportive, il carattere familiare lascia il posto a quello professionistico “Un impianto a elevato budget ha il fatturato di una piccola azienda. Nella gestione familiare rischia di mancare il controllo della formazione e della qualità – a meno che – anche i figli e parenti siano preparati a dovere, e chi gestisce la società sia comunque pronto a licenziare chi lavori male”.
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