Giustolisi, dal Settebello a psicologo

L’emozione nella sua voce è palpabile, quasi materiale, nonostante provenga dal telefono. Guardando Thorpe, rivive problematiche “Che possono anche avere risvolti tragici: Jesus Rollan, mio compagno al Recco e oro olimpico nel ‘96, si suicidò dieci anni dopo”. Ma fu un altro episodio a spingere Luca Giustolisi, bronzo col Settebello a quegli stessi Giochi, verso gli studi di psicologia “La vicenda di Pantani aprì in me per la prima volta una profonda riflessione sulle difficoltà affrontate da un atleta a fine carriera”. A questa tematica ha dedicato laurea triennale e magistrale, arrivando a scoprire “Affinità con chi abbia problemi di dipendenza. Non basta che l’atleta pensi al futuro post agonistico; deve capire cosa abbia davvero senso per lui, cosa lo aiuti a liberarsi dal bisogno dei riflettori”. Lo sport non fa male ”Ma diventa potenzialmente rischioso se l’atleta non è accompagnato nel modo giusto, durante la carriera, da allenatore, famiglia, sponsor – anche i media hanno la loro responsabilità – cito spesso la conferenza stampa di Alex Schwazer: è un problema di cui l’informazione deve occuparsi”.  La sua speranza è portare avanti, insieme allo psicologo Fin Diego Polani, un progetto che aiuti gli atleti nel loro percorso agonistico “Se al Coni sta davvero a cuore la salute degli atleti, non può esimersi dal farsi carico di questa responsabilità”.
 
In allegato le riflessioni di Luca Giustolisi sul caso Thorpe.
moscarella@swimbiz.it

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