Il giro del mondo in 80 piscine

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Gli studi di osteopatia, per stavolta, cedono il passo alla vasca. “E’ un anno un tantino decisivo, perciò abbiamo deciso tutti di comune accordo di fare solo la prima parte dell’anno universitario" spiega a Swimbiz.it Federico Morlacchi, al debutto della stagione olimpica che culminerà con le Paralimpiadi di Rio 2016. L'anno scorso"Il progetto AcquaRio(leggi qui) ha dato i suoi frutti. Io, Giulia Ghiretti, Arjola Trimi, Arianna Talamona, Alessia Berra, Francesca Secci e tanti altri atleti paralimpici abbiamo la possibilità di studiare e di allenarci ad alto livello, avendo a disposizione sia una piscina, sia una palestra. E a Milano non è facile”. A eccezione di Alessia Berra, domani il gruppo partirà direzione Stoccolma per un meeting internazionale “Forse avremo anche la possibilità di visitare la città. Ho un mio progetto per quando mi ritirerò: vedere davvero tutti i posti in cui ho nuotato, non più solo aeroporti, alberghi e vasche”. Il giro del mondo in 80 piscine o giù di lì. A cominciare dall’Islanda, dove nel 2009 Morlacchi debuttò in nazionale Finp “Sei anni di nazionale… ti fa sentire vecchio (ride). Ora le nostre competizioni sono anche trasmesse in tv dalla Rai, qualcosa d'impensabile fino a pochi anni fa. Mi chiedo se, dopo il ritiro, avrò una fase di ‘rigetto delle piscine’ come succede a molti – allenatore? – al momento non mi ci vedo, ho un esempio troppo grande come il mio tecnico, Max Tosin. Ma ho ancora 21 anni, di certo nuoterò ancora dopo Rio 2016 per puntare a Tokyo 2020”. A proposito, a Rio con quali ambizioni? “Una sola, non avere rimpianti”. E non è uno che si accontenti. L’estate scorsa, dopo l’argento mondiale nei 100 farfalla S9 (avrebbe poi vinto l’oro nei 200 misti), era nero “La verità è che ho sempre visto gli argenti non come medaglie conquistate, ma come ori mancati. Agonismo? Sì, ma vorrei imparare ad avere la serenità di Cameron Van der Burgh, non certo l’ultimo arrivato. Battuto da Peaty a Kazan, era sorridente ed entusiasta per la sfida avvincente”. E se vede difficile immaginare Europei o Mondiali di nuoto normo e paralimpico nella stessa sede, Morlacchi ammette che “Nuotare in uno stadio di calcio m’intriga. Gli impianti montabili in sedi scenografiche sono scelte eccellenti, anche se è meglio scegliere luoghi al chiuso”.
 
moscarella@swimbiz.it

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