L’importanza di un allenatore, anche se ti chiami Phelps

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La Nbc l’ha descritto come contrariato e frustrato dopo la finale 100 farfalla di Orlando, per le Arena World Swim Series. Ha vinto in 52”28, voleva almeno scendere sotto i 52. Ma più del cronometro, a innervosire Michael Phelps era l’assenza a bordovasca del mentore di una vita, Bob Bowman. L’ha chiamato subito dopo la gara e Bowman con calma gli ha spiegato quali aggiustamenti fare per le prossime gare, tranquillizzandolo. In quanti penseranno: ma con uno come Phelps vincerei anch’io, ma a 31 anni e con 18 ori olimpici ti alleni anche da solo. E invece no, oggi come ieri il Cannibale di Baltimora, ormai se non più Kid, sente ancora il bisogno della vicinanza del tecnico. Presto sarà padre, lui che non ebbe un rapporto semplice con il suo. Anche questo spiega il perché di un rapporto tanto stretto con Bowman, che Phelps ha seguito anche dopo il trasferimento all’università dell’Arizona. Intanto a Orlando, mentre gli azzurri si testano dopo un intenso periodo di carichi di lavoro, Yulija Efimova sfreccia nei 100 rana in 1’05”70 (1° tempo mondiale dell’anno) e Katie Ledecky nei 200 stile donne (1’55”73).

 

moscarella@swimbiz.it

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