Lo “stato mentale” australiano, visto da David Berbotto

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Lo sportivo incarna l’immagine del benessere fisico per eccellenza. Un corpo forte è visto come un corpo sano. E al superamento dei propri limiti, l’atleta accompagna l’attenzione a evitare infortuni e danni fisici. Perché non è posta altrettanta cura alla salute mentale degli sportivi? s’interroga l’Huffington Post australiano. Lo sport Aussie ha preso coscienza dei disagi psicologici legati all’agonismo o alle difficoltà d'inserimento nel mondo del lavoro, emerso negli ultimi anni dalla lunga lista di casi negli sport acquatici(leggi qui), ma anche nel football. “Gli sportivi non amano parlare di salute mentale, lo vedono quasi come un segno di debolezza” dichiara al Post la psicologa sportiva Patsy Tremayne, ma il mondo sportivo del Paese ne sta gradualmente rivalutando l’importanza. David Berbotto, ex azzurro oro europeo, da sei anni vive in Australia(leggi qui)“E avendo fatto il corso d’allenatore lì, posso dire che c’è un corposo capitolo dedicato alla psicologia, dall’approccio gara al momento del ritiro” commenta a Swimbiz.it. Come sempre, è opportuno fare dei distinguo “Io stesso ho un po’ vacillato dopo il ritiro, ma alla fine ho trovato il mio equilibrio. Il mio allenatore, Corrado Rosso, era anche un po' 'psicologo': ci ha insegnato a restare concentrati, così da dimenticare l'inessenziale". Ma è chiaro che "Un Ian Thorpe, oro mondiale a soli 16 anni quando si ha bisogno di qualcuno che ti ‘spieghi’ cosa ti sta accadendo intorno, ha vissuto lo sport in una dimensione totalmente diversa, tra fama e denaro, da cui è  più difficile staccarsi – e tuttavia – cito Max Rosolino come esempio di grande atleta che vive quel distacco senza traumi”. Sempre in Australia, non mancano ex olimpionici finiti sul lastrico “Pur avendo costi elevati, l’Australia offre anche stipendi alti. Tuttavia, vedo una tendenza ‘americana’ a spendere molto per apparire”. C’è anche chi pensa che le stesse istituzioni sportive debbano aiutare gli ex atleti a orientarsi nel post carriera “Ma proprio perché questi problemi sono emersi solo negli ultimi 5-10 anni, penso ci vorrà un po’ perché si trovino soluzioni su larga scala”. Infine, da padre "Non posso che sottolineare l'importanza dei genitori nel sostenere il ragazzo in ogni fase della sua crescita o, purtroppo, nello 'spingerlo' a vincere a tutti i costi. E in quel caso, anche per le federazioni è dura recuperare l'atleta.
 
moscarella@swimbiz.it

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