Già la durata, un programma che spezza fiato e gambe. Cinque ore in venticinque chilometri, che sembrano non finire mai. In più - che diventa in meno, nel segno negativo degli elementi- se si scatena anche la natura tra onde e pioggia, quei km quasi aumentano in percezione. Ecco la ventincinque, la sfida ultima: fatica tanta, troppa, che a un certo punto quasi scompare e si sublima in ultra maratona acquatica. Lacrime e acqua, che combattono e si uniscono. Un manipolo di coraggiosi la affronta. Mai domi, pieni come mi dice e suggerisce con la sua voce profonda Sandro Fioravanti, per sempre the voice acquatica, epos e pathos.
Ammirazione sconfinata, profonda quanto è l’immensità di questo fondo infinito e pieno. Loro, ultimi veri nuotatori di fondo, veri eroi della sofferenza sportiva, i mohicani della bracciata. Come Alessio Occhipinti che col bronzo bagnato di lacrima e coraggio, pare dal cognome Occhiodipinto, il vero leader della tribù degli impavidi azzurri. Con Simone Ruffini, quarto, Arianna Bridi e Barbara Pozzobon. Una colonna sonora di una nuotata epica, per nuotatori epici.