Nuoto The Antonelli’s Family: felicità e sorrisi tra mare e cloro.

In questo periodo di pandemia in cui, sotto alle mascherine, i sorrisi si devono intuire piuttosto che vedere, i volti felici di Antonelli e dei suoi ragazzi, Paltrinieri e Acerenza, infiammano il cuore.
Sono l’esempio più bello di chi sa essere innanzitutto squadra prima (e oltre) che campione. Gruppo unito dentro e fuori dalla vasca, dentro e fuori dal mare. Costruito con pazienza e quotidianità, con il sacrificio che i fondisti conoscono bene perché ce l’hanno nelle braccia, abituati a sopportare chilometri e chilometri di fatica. Le serie che non finiscono mai, fatte solo di distanze a doppi e tripli zeri da ripetere e ripetere e ripetere ancora.
Dai bordi larghi delle acque libere a quelli chiusi della piscina, è cambiato lo scenario, ma non la trama della storia. Che per Paltrinieri e Acerenza è fatta sempre di medaglie nel mare come in vasca.
La Duna Arena ha fatto emergere soprattutto lo straordinario spirito di gruppo che Antonelli è stato capace di costruire. Se Chiedi ad Acerenza chi è Paltrinieri lui dice: «è mio fratello». E se fate la stessa domanda a Paltrinieri la risposta sarà identica. In mezzo c’è lui. Antonelli, a definirlo papà scappa da ridere per quanto è giovane (anagraficamente e nella visione del nuoto che ha portato in mare e in vasca) ma concretamente padre lo è davvero. Padre di un progetto che prende sempre più forma. Vincere in mare e in vasca può sembrare facile per chi non sa cosa sia la vita di un fondista. E cosa voglia dire adattare e riadattare continuamente il proprio corpo ad acque che sono molto diverse. Al freddo, al mare mosso, alle meduse, alle stelline che ti compaiano davanti agli occhi quando non ce la fai più, perché la fatica ti consuma le forze. Ma poi arrivano le medaglie e i sacrifici si sciolgono in sorrisi e gioie felici. E libere. Come le acque che li generano.

Patrizia Nettis per Swimbiz.it

Ph. Profilo Instagram F.Antonelli

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