Dove va il nuoto? L’abbiamo chiesto al Presidente della federazione spagnola

Copyright foto: Rfen

Il Presidente della Rfen Fernando Carpena Pérez e, a sx, l'ex ufficiale di gara Mario Pampiglione (Rfen)

Che il nuoto abbia subito cambiamenti epocali, è evidente. Un tale livello tecnico e mediatico, un ampliamento dei confini così significativo, rispetto alle tradizionali potenze natatorie, non sia era forse mai visto. I cambiamenti impongono nuove necessità, e nuovi costi. Per supportare il nuoto d’élite oggi non basta scovare il talento, ma circondarlo di un tecnico di pari livello, di un nutrito staff di specialisti, di strutture moderne… “E’ certamente difficile da gestire, specialmente in periodo di crisi” spiega in esclusiva per Swimbiz.it il Presidente della Real Federación Española de Natación, e grande amico del nuoto italiano - al 75° anniversario del Comité Nacional de Arbitros (foto) era presente anche Mario Pampiglione, ex ufficiale di gara internazionale Fina- Fernando Carpena Pérez. E come in Italia, anche in Spagna la crisi economica ha avuto un duro impatto, ma grazie al programma statale ADO, a un’attenta gestione delle risorse e a qualche intuizione, il nuoto d’élite iberico riesce a supportare l’alto livello. Come del resto la Fin, che oltre a un ricco medagliere vanta un bilancio sano e in attivo.

Il Presidente Len, Paolo Barelli, con l'olimpionica Federica Pellegrini (Giovanni Di Marco)

E’ chiaro che il nuoto moderno non può più pensare di andare avanti solo con i fondi pubblici. Fin dalla fondazione, Swimbiz ripete come un mantra che urge un vero professionismo. Del resto, i nuotatori d’élite già si allenano come professionisti. Altrettanto lapalissiano, la Fina stessa deve cambiare – la A finale sta per Amateur, ormai anacronistico – e Carpena concorda col Presidente Len Paolo Barelli sul fatto che L’Europa è il continente con la maggiore attività, un’organizzazione meglio sviluppata e i risultati sono i migliori in praticamente ogni specialità”. Eppure detiene approssimativamente solo il 25% del peso politico all’interno della Fina, a fronte del 60% di quello sportivo. Sarebbe forse meglio introdurre un sistema ‘all’americana’, con grandi e piccoli elettori? “Si parla di democrazia, tutti siamo uguali. Il peso politico dobbiamo guadagnarcelo condividendo il know-how, favorire lo sviluppo e crearci così più alleati politici.

Intanto, una forte voce critica verso la Fina l’hanno già sollevata diversi atleti di alto livello “La Isl è stata il detonatore di una situazione che prima o poi sarebbe esplosa – il problema con associazioni di questo tipo, spiega però il Presidente, è raggiungere l’obiettivo prefissato – di che livello stiamo parlando? Medagliati in grandi competizioni? Partecipanti? Tutti?”. Attualmente le basi dell’associazione “Poggiano sull’ostinazione di una persona dalla notevole disponibilità economica. Questa è solidità? A breve termine sì, ma ho molti subbi sul medio-lungo termine. Bisognerà vedere come evolve la situazione”. Ad ogni modo, e non si può che concordare “L’associazionismo è benvenuto”.

moscarella@swimbiz.it

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