Punto Acquatico: I Tupamaros della Revolution acquatica

Il punto acquatico - L'editoriale del direttore Christian Zicche

Copyright foto: deepbluemedia per federnuoto

La giustizia trionfa sempre.

E’ con la convinzione del garantista da sempre e a oltranza, che oggi plaudo con un comune senso liberatorio alla decisione del Cas di Losanna che mette una pietra tombale e rieleva agli altari l’operato di Paolo Barelli. Correttezza sempre. E totale estraneità ai fatti contestati, in una liberatoria che chiude quasi un decennio di persecuzioni infondate.

Barelli che ritorna in sella alla Federazione Italiana Nuoto, quella spettacolare macchina da guerra di risultati clamorosi e successi che vanno avanti da ventiquattro anni, dal tempo della nuova era
geologica degli sport acquatici sancita con l’olimpiade di Sydney. Ecco, il Presidente- che ricordiamo è anche capogruppo di Forza Italia alla Camera - esce dal tritacarne mediatico e dal
giustizialismo spinto del panel etico della federazione internazionale, dove una sorta di Spectre dai lunghi tentacoli nazional-planetari ha cercato di mettere all’angolo il dirigente più vincente dello sport italiano.

Questo è il punto politico.

E se vi ricordate, il nome di Barelli da possibile ministro dello Sport a sottosegretario agli interni era stato così “bruciato” al via del Governo Meloni ancor prima di nascere dalle inchieste sulle
presunte irregolarità amministrative e finanziarie di cui era accusato da presidente scomodo dell’Europa Len. Federazione Internazionale, la Len, conviene ricordarlo, riportata in attivo e
ai fasti di cui non aveva mai goduto.

Accuse che si sciolgono definitivamente al sole, come tutti i tupamaros della Revolution acquatica, che puntavano il dito e il grilletto contro. Una manovra, come disse subito lo stesso Barelli, orchestrata per azzerare l’autonomia della Len nei confronti della Fina, presieduta dall’kuwaitiano Husain Al- Musallam. Poi le indagini penali della procura Svizzera, archiviate perché il fatto non ha mai avuto ragion di essere e la trasparenza non è mai stata in dubbio.

Veleni che riempivano la vasca, e schizzi che infamavano in corrispondenza un intero movimento natatorio nazionale il cui cuore pulsante è la Fin . “Barelli Re Mida delle piscine”, e “quanti affari a stile libero , il forzista è al centro di una rete di appalti e consulenze. Sotto inchiesta”. Così una stampa forcaiola da sbatti il mostro in prima non risparmiava certo i colpi sotto la cintola creando quel corto circuito che solo dei dossier farlocchi creati ad arte dai tupamaros si sono svelati definitivamente con la sentenza di oggi. E che solo la capacità di tenere la barra dritta dei dirigenti del nuoto e dello stesso Presidente Barelli ha evitato uno tsunami difficilmente gestibile da chi non avesse le spalle larghe per reggere a un urto creato ad hoc, oggi è chiaro a chiunque.

Abbattere Barelli con l’accusa di conflitto di interesse, voleva essere l’ultima battaglia dei potenti signori delle acque. Il conflitto oggi si rivela l’interesse unico e primario di portare agli onori delle Olimpiadi di Parigi, da presidente di nuovo in sella, tutto quello che il nuoto italiano con questa dirigenza ha faticosamente costruito in questi anni.

Con una pietra tombale difficile da digerire per chi si era immaginato un altro finale.

Buona acqua limpida a tutti

zicche@swimbiz.it

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram