Roberto Bonanni, la storia e il rimpianto olimpico

Copyright foto: roberto bonanni

Da venerdì il suo nome è nella Hall of Fame, l’arca della gloria del salvamento azzurro. Per l’ex azzurro Roberto Bonanni “Un’emozione: io feci un po’ da spartiacque tra il salvamento antico e quello moderno. Il Presidente di sezione in Fin Vincenzo Vittorioso (in foto i due), un signore, la prevede anche per le altre sezioni – commenta a Swimbiz – e aver pubblicato i criteri d’induzione è un segno di trasparenza”. Con lui, Isabella Cerquozzi, Domenico Cuciniello, Mauro Locchi, Federico Pinotti, Marta Mozzanica, Elena Prelle e Marcella Prandi. Medaglie e primati di uno sport sempre florido “Anche se a questi Assoluti di Torino non ho visto molti record mondiali come in passato; l’avrebbe fatto mio figlio Francesco, ma è stato squalificato per falsa partenza, col giudice arbitro che, però è andato a parlargli già mentre era sul blocco – ma non sono mancate note liete – Federico Gilardi della Rari Nantes Torino e Silvia Meschiari che, dopo l’esperienza con Stefano Morini, ha raggiunto il fidanzato Andrea Nava sotto Germano Proietti”. Da coordinatore degli sport acquatici in Fiamme Oro, Bonanni non segue più direttamente il salvamento “Perché non è sport olimpico. Speravo di concludere la carriera alle Olimpiadi di Barcellona ’92: il Presidente del Cio Samaranch era vicino alla federsalvamento spagnola. Non fu così e ormai ho perso le speranze di vedere questo sport, per me il più importante di tutti, ai Giochi – e, per questo, potrebbe perdere i contributi del Coni(leggi qui) – per me gli sport non olimpici dovrebbero autofinanziarsi, con persone giuste a promuoverli. Professionismo? Solo se attuato con lungimiranza, perché le squadre militari fanno un lavoro egregio nel sostenere lo sport. Più che altro allargherei la base, attraverso le scuole”.
 
moscarella@swimbiz.it
 
 

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