Uno su novecento ce la fa

Copyright foto: sport365

Se chiedi di “plongeon”, i tuffi, in Francia è facile che rispondano: Lione. Lì nacque Christian Piré che nel 1954 diede alla Francia l’ultima medaglia individuale nei tuffi; lì è nato il ventiquattrenne Matthieu Rosset che agli Europei 2011 a Torino infranse finalmente quel tabù col bronzo da 1 m e vinse due ori nell’edizione 2012. Da solo e in coppia con Damien Cély, negli anni 2000 Rosset ha cambiato il volto internazionale dei tuffi francesi, in modo simile a Laure Manaudou & co nel nuoto. I meriti della ‘rivoluzione’ "E con appena 900 tesserati nel Paese" racconta il tatuato trampolinista a Swimbiz, vanno agli stage annuali all’estero “Prima in Cina, ora in Australia”. In cerca non d’impianti “Pochi, ma di qualità in Francia – ma di un nuovo approccio agli allenamenti – anche se la mentalità è totalmente diversa: In Cina sei selezionato da piccolo e spinto a fare tuffi per ogni giorno della tua vita. Io mi tuffo per passione”. Ma il primo a portare un po’ di giallo in Francia, ridandole lustro internazionale, fu il ct nazionale Gilles Emptoz-Lacôte. Ritiratosi dall’agonismo nel 2001, iniziò la carriera di allenatore e i suoi stage annuali in Cina, applicando quanto imparato con Rosset, nel frattempo trasferitosi al “Polo Francia” dell’Istituto Nazionale dello Sport a Parigi, e spingendolo a sua volta a praticare quelle trasferte. Ebbe anche l’intuizione di affiancargli l’ex ginnasta Cély “Ma ora mi sto concentrando sulle gare individuali – l’anno scorso, a Berlino, ha nuovamente vinto il bronzo europeo da 1 m – piattaforma? No no, per me è pericolosa. Ora il mio obiettivo è qualificarmi dal trampolino per le Olimpiadi di Rio 2016”.
 
Ha collaborato alla realizzazione dell’intervista Claudia Pandolfi, corrispondente di Swimbiz.it da Parigi.
 
moscarella@swimbiz.it
 
Matthieu Rosset e la federnuoto francese hanno ritwittato l'intervista.

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