Perché il synchro non può avere il suo Yuri Chechi?

Copyright foto: eleonora cordeschi-swimbiz

Di lui s’iniziò a parlare, in quanto unico sincronetto agonista italiano. Ora, in molti lo tengono d’occhio per i continui progressi “E il mio obiettivo, senza volare troppo, è migliorare giorno per giorno” racconta a Swimbiz Giorgio Minisini (Olgiata 20.12) a margine della prima giornata di eliminatorie agli Assoluti di synchro a Roma. Piedi per terra, la fidanzata Eleonora sempre a sostenerlo, un sogno ce l’avrebbe anche “Sarebbe bello avere la possibilità di giocarmela per la Nazionale, partecipare a una grande manifestazione come Mondiali o Olimpiadi”. Peccato che, se a livello italiano non ci sono problemi, quando si passa a competizioni Fina “Ai convegni internazionali, nemmeno ne vogliono sentir parlare - commenta Laura De Renzis, tecnico federale già ct dell’Italsincro – motivazioni ufficiali non ne danno, ma si dice spesso che, al pari della ginnastica ritmica, il synchro ha più possibilità di rimanere disciplina olimpica se resta unicamente femminile”. Una sorta di ‘quote rosa’, dalla meccanica, per la verità, un po’ perversa. Si teme, forse, che certe nazionali possano avvantaggiarsi, schierando elementi maschili “Ma, oltre al fatto che si possono fare classifiche separate – replica Minisini – quel che ho in più in potenza, lo perdo in estensione, elasticità e galleggiamento”. Addirittura, c’è chi evoca lo spettro delle leggi omofobe, visto che la Russia si pone tra le nazioni contrarie “Questo non lo so, ma potrebbe essere”  risponde Laura de Renzis.
 
moscarella@swimbiz.it

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